Stabile organizzazione, nessun automatismo per il lavoro da remoto
17 Dicembre 2025
Il Sole 24 Ore 21 Novembre 2025 di Raffaele Russo
L’Ocse ha pubblicato l’aggiornamento 2025 del commentario al modello di Convenzione contro le doppie imposizioni, con un capitolo dedicato al lavoro transfrontaliero da remoto. È un intervento atteso, che prova a dare certezza in un’area dove i modelli organizzativi post pandemia hanno reso più labili i confini tra flessibilità del lavoro e rischi fiscali. Il cuore della novità è nel commentario all’articolo 5 (stabile organizzazione), che viene riformulato in modo sostanziale con nuovi paragrafi 44.1–44.21 e la soppressione di precedenti indicazioni.
Cosa cambia
L’Ocse ribadisce un principio di fondo: l’esistenza di una stabile organizzazione richiede un’analisi caso per caso, fondata su fatti e circostanze, senza scorciatoie automatiche. Il semplice utilizzo di un luogo da parte di un dipendente o collaboratore non basta, di per sé, a renderlo una «sede d’affari» dell’impresa. Occorre verificare se il luogo è «fisso», se le attività svolte vi si realizzano con regolarità e continuità e, soprattutto, se il luogo è effettivamente a disposizione dell’impresa in funzione delle sue esigenze commerciali.
La soglia del 50%
Una delle novità più operative è l’indicazione di una soglia di fatto: se, in un periodo di 12 mesi, l’individuo lavora da casa o da altro luogo rilevante per meno del 50% del tempo complessivo di lavoro per l’impresa, in linea generale quel luogo non costituirà stabile organizzazione. Se la soglia è raggiunta o superata, serve invece un’analisi ulteriore.
La «ragione commerciale»
Elemento decisivi ai fini di tale analisi diventa la presenza di una ragione commerciale perché l’attività sia svolta nell’altro Stato. In termini pratici, c’è ragione commerciale quando la presenza fisica dell’individuo in quello Stato facilita lo svolgimento del business dell’impresa: per esempio, l’interazione con clienti o fornitori, l’accesso a risorse locali o la necessità di presidio per erogare servizi in tempo reale. Non bastano però, da sole, la presenza di clienti nello Stato, differenze di fuso orario o scelte dettate unicamente da risparmio di costi o comodità del lavoratore.
Se manca la ragione commerciale, normalmente manca anche la stabile organizzazione, pur in presenza di un uso regolare del luogo.
Gli esempi che orientano l’applicazione
Il commentario offre esempi utili che, pur non vincolanti, orientano l’interpretazione, come:
un utilizzo temporaneo di tre mesi in un anno non conferisce di regola il requisito della «fissità»;
lavorare da casa uno o due giorni alla settimana per un totale del 30% del tempo, anche se continuativo sull’anno, non porta a una stabile organizzazione in assenza di ulteriori elementi;
al contrario, se l’individuo lavora da casa per l’80% del tempo e incontra regolarmente clienti nello Stato, la ragione commerciale è evidente e la stabile organizzazione può configurarsi;
nel caso in cui si superi il 50% ma l’attività sia resa a distanza e senza reale necessità di presenza locale, non si forma stabile organizzazione;
viceversa, quando lo svolgimento dell’attività del dipendente in quello Stato consente di assicurare servizi in tempo reale ai clienti in altri fusi orari, la ragione commerciale può sussistere e il rischio di stabile organizzazione cresce;
particolare attenzione è richiesta quando l’individuo è, di fatto, l’unico o il principale soggetto che svolge l’attività dell’impresa in quello Stato: in tali circostanze, l’home office tende a qualificarsi come luogo d’affari dell’impresa.
Le implicazioni
Il nuovo commentario non introduce esenzioni specifiche oltre alle tradizionali attività preparatorie o ausiliarie e non offre safe harbour universali. Rimane centrale la verifica se il luogo sia realmente a disposizione dell’impresa. La distinzione tra scelta personale del lavoratore e richiesta, esplicita o implicita, dell’impresa resta un profilo delicato. Ne discende l’esigenza di mappare con cura i modelli di lavoro ibrido e cross-border, chiarire per iscritto le ragioni organizzative e commerciali delle scelte, e allineare i comportamenti effettivi agli assetti contrattuali.
L’aggiornamento Ocse, in definitiva, non cambia la natura fattuale dell’analisi sulla stabile organizzazione, ma offre una bussola più precisa per orientarsi nel lavoro da remoto oltre confine.