Società di calcio e procuratori nella rete dell’antiriciclaggio

9 Maggio 2024

Il Sole 24 Ore 27 aprile 2024 di Alessandro Galimberti

MILANO

Sul pianeta calcio sta per abbattersi il ciclone antiriciclaggio. Uno dei settori più competitivi dell’entertainment targato Ue – le cinque maggiori leghe abitano nel Vecchio continente, le competizioni Uefa sono le più seguite al mondo – finisce infatti dentro il regolamento Antiriciclaggio, approvato martedì scorso come risoluzione legislativa dalla Plenaria di Strasburgo.

Si tratta di un braccio normativo – autonomo, obbligatorio per tutti i 27 Paesi membri e autoapplicativo entro i prossimi 36 mesi – della sesta direttiva Aml (anti money laundering, ndr), votata contestualmente dal Parlamento Ue, e che, come questa, attende il vaglio del Consiglio, prima della pubblicazione sulla Gazzetta europea.

Entrambi i provvedimenti nascono con lo scopo di chiudere i (numerosi) varchi ancora aperti sui flussi internazionali di denaro sporco; ma è il regolamento a focalizzare, in modo più diretto, i nuovi target. Il football professionistico è il principale di questi perché, scrive il legislatore nelle premesse, ci sono motivi di urgenza per farlo «quali la popolarità mondiale del calcio, gli importi considerevoli, i flussi di cassa e gli interessi finanziari coinvolti, la prevalenza di operazioni transfrontaliere e, talvolta, gli assetti proprietari opachi».

Nel mirino delle autorità antririciclaggio – dalle Financial intelligence unit alla nuova authority Amla fino alla Procura europea Eppo – finiscono tutte le operazioni che hanno per oggetto la compravendita di calciatori, i finanziamenti delle società calcistiche professionistiche, le sponsorizzazioni che queste ricevono e tutte le operazioni con agenti calcistici o altri intermediari.

Lo schema di intervento è quello classico dell’antiriciclaggio, vale a dire un controllo all’origine dei flussi finanziari, messo per legge in capo ai «soggetti obbligati» tenuti a monitorare, verificare e, nei casi sospetti, astenersi dall’operazione e segnalare alle autorità Aml.

Nell’elenco dei soggetti obbligati debuttano così gli «agenti calcistici» e le «società calcistiche professionistiche», che diventano i guardiani dell’integrità finanziaria del sistema calcio e i “segnalatori” dei tentativi di riciclaggio via pallone. L’obbligo di tracciare le operazioni con gli investitori, con gli sponsor, con gli agenti calcistici o gli altri intermediari, e i trasferimento di calciatori, riguarderà tutte le società professionistiche con licenza di partecipazione ai campionati, a eccezione di quelle con fatturato inferiore a 5 milioni di euro (ma con la possibilità, per gli Stati membri, di alzare la guardia, anche in situazioni minori ma borderline).

Finanziatori, azionisti, sponsor, e gli stessi agenti delle ricchissime società del pallone, dovranno passare per le forche caudine dell’adeguata verifica della clientela, che comporta non solo la “banale” verifica dell’identità personale del contraente (nel calcio è accaduto anche questo, tra prestanome e veri e propri fantasmi), ma soprattutto la ricerca del titolare effettivo, per «comprendere l’assetto proprietario e di controllo del cliente». Con l’ulteriore complicazione dei tempi moderni, caratterizzati dalle sanzioni internazionali contro Paesi ostili e oligarchi vari, che dovranno essere vagliate, con attenzione, dai nuovi soggetti obbligati.

Se l’“adeguata verifica” fallisce, scatta l’obbligo per agenti e/o presidenti di astenersi dall’affare – qualunque esso sia, dall’avvento di un fondo all’acquisto di un giocatore – e, soprattutto, quello di segnalare il tentativo di operazione sospetta. In caso di dubbi, società e agenti potranno rivolgersi alle Fiu (in Italia la Uif), tenute a rispondere entro tre giorni.

Le sanzioni per i “distratti”? Da stabilire a cura degli Stati purché «effettive, proporzionate e dissuasive».

Doing business in San Marino

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