Social usati sull’auto aziendale: sì al recesso
12 Settembre 2022
Il Sole 24 Ore lunedì 15 agosto 2022 di Marisa Marraffino
Il giudice conferma che agli autisti è richiesta la massima attenzione
Usare i social network mentre si è alla guida di un veicolo aziendale può costare il licenziamento per giusta causa. Lo ha precisato il Tribunale di Cosenza (giudice Lo Feudo) con la sentenza 1240 pubblicata il 13 luglio scorso, a seguito del ricorso di un conducente di pullman licenziato per avere, in più occasioni, commentato post su Facebook durante un tragitto di lavoro.
A incastrarlo i fogli di viaggio sottoscritti e gli screenshot dei post pubblicati durante il servizio. Inoltre, un altro dipendente aveva reso una dichiarazione scritta in cui riferiva che, dopo la contestazione disciplinare, aveva sentito il collega, che aveva confermato l’addebito, minimizzando la gravità del fatto.
Il conducente aveva tentato di difendersi, eccependo genericamente che a scrivere i post fosse stata la figlia che viaggiava sul pullman con lui, ma la circostanza non aveva trovato riscontri ed era stata anzi smentita dalle altre risultanze istruttorie.
Così, per il Tribunale il licenziamento è giustificato vista la gravità della condotta, che mette a rischio la fedeltà, il rispetto del patrimonio e della reputazione del datore di lavoro. A nulla rileva la circostanza che il datore di lavoro non abbia affisso in bacheca il Codice disciplinare: la violazione delle norme e dei doveri fondamentali del lavoratore è talmente grave che non necessita di ulteriore specifica previsione.
Per il giudice chi guida un mezzo aziendale deve prestare un «grado massimo di attenzione, a protezione dell’incolumità degli utenti del servizio e più in generale della sicurezza della circolazione aziendale».
Il principio si applica a tutti i mezzi aziendali usati per ragioni di servizio e richiama i lavoratori al rispetto delle norme stradali. In caso di infrazioni non si rischiano solo sanzioni amministrative ma anche disciplinari, visto che legittimamente il datore di lavoro ripone nei dipendenti l’affidamento sul rispetto del Codice della strada.
Non è la prima volta infatti che le violazioni del Codice della strada legittimano un licenziamento. Era successo anche a Caltanissetta dove un addetto ai trasporti era stato licenziato, questa volta per giustificato motivo, perché aveva travolto e ucciso un pedone che stava attraversando le strisce pedonali. Nel verbale della polizia municipale il lavoratore aveva dichiarato di non essersi accorto della presenza del pedone perché distratto da una chiamata in arrivo sul cellulare. A prescindere dal fatto che il dipendente avesse risposto o meno al telefono senza auricolari o viva voce, la violazione delle norme di prudenza alla guida del mezzo aziendale è stata ritenuta tale da legittimare di per sé il licenziamento (Tribunale di Caltanissetta, decreto del 14 giugno 2019).