Neo residenti, la sfida è attrarre nuovi investitori
11 Ottobre 2024
Il Sole 24 Ore 21 Settembre 2024 di Carlo Angelo Pittatore
La normativa sui neo residenti ha lo scopo di attrarre cittadini benestanti residenti all’estero dai quali in ogni caso non saremmo in grado, nè avremmo motivo, di avere alcun incasso tributario in quanto i redditi sono prodotti al di fuori dell’Italia. La copertura fiscale riguarda esclusivamente redditi e patrimoni esteri e fino allo scorso 10 agosto permetteva al fisco italiano di incassare forfettariamente 100 mila euro all’anno, ora raddoppiata a 200 mila euro. La flat tax ha il suo principale effetto sui redditi finanziari prodotti all’estero, in quanto i redditi generati da immobili in assenza della flat tax godono usualmente di normative/trattati che evitano la doppia imposizione e quelli prodotti da lavoro al di fuori dall’Italia sono incoerenti con il cambio di residenza e soggetti a tassazione nel paese in cui sono generati. La flat tax evita la tassazione sui patrimoni finanziari esteri (Ivafe) e sugli immobili detenuti all’estero (Ivie). Il vantaggio per l’Italia oltre ai nuovi incassi fiscali è attrarre residenti ad elevato tenore di vita che consumeranno beni e servizi. La scelta dell’Italia per i nuovi residenti è motivata dalla qualità di vita superiore ad altri paesi a parità di efficacia fiscale: consumatori d’eccellenza attratti dai settori in cui ci distinguiamo quali turismo, enogastronomia, cultura, lusso, moda. La misura ha avuto successo in termini numerici e talvolta si è trasformata in investimenti in immobili di pregio in Italia. I valori immobiliari delle nostre città sono appetibili rispetto ad altre di analoghe dimensioni all’estero e abbiamo constatato acquisti per valori importanti. Le conseguenze per la nostra economia di questi investimenti sono imposte pagate (ipotecarie, catastali e registro), lavori di ristrutturazione e spesa negli ambiti in cui l’offerta italiana primeggia, dando molte occasioni di lavoro. Tuttavia la normativa, limitando forfettariamente la tassazione sui beni e redditi rimasti all’estero, non incide sul come spingerli a trasferire il loro patrimonio e ad investire in Italia.
Che patrimonio minimo possiamo immaginare perché fosse conveniente pagare 100 mila euro di flat tax? Per esempio un residente a Londra o Parigi che intenda risiedere in Italia, e sia proprietario di una casa del valore di tre milioni di euro, risparmierebbe 30 mila euro (Ivie), e avrebbe un break even di 70 mila euro per i redditi finanziari. Immaginando un rendimento costante del 5%, e l’attuale aliquota del 26%, il patrimonio di break even tra flat tax e tassazione ordinaria Italiana sarebbe 5,384 milioni. Gli otto e passa milioni ipotizzati erano lo zoccolo minimo per recuperare il pagamento della flat tax. Il raddoppio della tassazione richiede quindi un patrimonio estero, tra finanziario e immobiliare, superiore ai 16 milioni.
La dimensione dei patrimoni non ha una distribuzione lineare, bensi piramidale, più cresce il patrimonio più che proporzionalmente diminuiscono le teste. Aumentando la flat tax si perde una fascia di cittadini assai più numerosa rispetto a chi ha patrimoni superiori ai 16 milioni. Il raddoppio della tassazione probabilmente più che dimezzerà i flussi senza incrementare gli incassi per l’erario, ma con un crollo del nuovo consumo in Italia. Avremmo la metà di nuove persone nei ristoranti, nelle vie dello shopping, nel turismo di lusso, la metà di case di lusso affittate e comprate, la metà di auto di acquistate.
Immaginiamo soluzioni coerenti agli obiettivi di maggiori imposte e di maggiore ricchezza per l’Italia in alternativa al raddoppio della tassa. Per esempio utilizzare i 100 mila euro aggiuntivi come credito di imposta per coprire imposte generate dalla presenza in Italia: da investimenti immobiliari, con scomputo dell’Imu e delle cedolari secche pagate, da redditi finanziari sugli investimenti detenuti in Italia piuttosto che il bollo. Oppure ispiriamoci ai meccanismi di obbligo di investimento utilizzati per concedere l’investor visa a cittadini extra Ue. Si potrebbe esentare dal raddoppio chi compri un certo ammontare di titoli italiani: azioni, partecipazioni, obbligazioni o titoli di stato.
Una manovra che mira al raddoppio della cassa, improbabile in quanto riduce il target potenziale non è logica, meglio incentivare investimenti facoltosi in Italia. Finora abbiamo attratto nuovi residenti ad alto reddito per i loro consumi ma non li abbiamo incentivati ad investire, anzi li abbiamo penalizzati nel caso decidano di trasferire le loro finanze. Raddoppiando l’imposizione mettiamo solo un freno a nuovi arrivi.
Vice presidente Finnat Fiduciaria