Nel mirino del Fisco gli 8mila italiani residenti a Montecarlo

4 Marzo 2022

Il Sole 24 Ore16 febbraio 2022 di Angelo Mincuzzi

Domicili fittizi. Le Entrate hanno avviato gli accertamenti e alcune posizioni sono già state sanate. Ora obiettivo Dubai, Lussemburgo e Svizzera

Sono giorni di fibrillazione tra gli italiani residenti a Montecarlo. Gli 8mila connazionali che vivono nel Principato di Monaco sono finiti, infatti, nel mirino dell’agenzia delle Entrate. Il Fisco è partito alla ricerca dei falsi residenti nella Rocca dei Grimaldi e sta passando al setaccio le posizioni di tutti gli iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero.

Il passaparola nel piccolo Stato, che conta 39mila abitanti su una superficie di due chilometri quadrati, è partito immediatamente tra i vip che vi risiedono (nel 2021 erano, per la precisione, 7.894), soprattutto perché in questi giorni i primi italiani hanno già regolarizzato la propria posizione versando all’Erario cifre dell’ordine di parecchi milioni di euro.

Più di metà degli italiani residenti a Montecarlo provengono dalla Lombardia e dalle aree limitrofe. Si tratta soprattutto di imprenditori, finanzieri, professionisti, vip e campioni sportivi che nel Principato non pagano nessuna imposta sui redditi delle persone fisiche. A loro toccherà l’onere di dimostrare che la residenza a Montecarlo è reale e che lì si trova davvero il centro dei loro “interessi vitali”.

Monaco è però soltanto il primo passo, perché gli uomini dell’agenzia delle Entrate stanno lavorando anche sui nominativi dei residenti in altri paesi, come Lussemburgo (30.933 italiani secondo l’ultimo censimento Aire relativo al 2021), Dubai (10.795 contando anche gli altri Emirati), Svizzera (639.508) e Liechtenstein (1.824 italiani iscritti).

L’accelerazione dell’agenzia delle Entrate sugli italiani residenti nel Principato di Monaco è stata agevolata dal recente accordo tra Fisco, Comando regionale della Lombardia della Guardia di Finanza e Comune di Milano, firmato il 13 gennaio 2022 dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, dal generale Stefano Screpanti, dal sindaco Giuseppe Sala e dal direttore della Direzione specialistica incassi e riscossioni del capoluogo lombardo, Monica Mori.

Il numero degli ex residenti a Milano che si sono iscritti all’Aire è salito dagli 80.140 del 2016 ai 93.230 del 2020, con un aumento del 12,6%. Di questi, 721 risultavano residenti a Montecarlo, altri 1.022 in Lussemburgo, 12.314 in Svizzera, 901 negli Emirati Arabi e 5 in Liechtenstein.

Il protocollo prevede una cooperazione rafforzata per il contrasto all’evasione fiscale con controlli mirati su particolari tipologie di «soggetti, attività e operazioni», per consentire al Comune di Milano un’efficace segnalazione di fenomeni legati all’evasione fiscale. È da sottolineare il fatto che quando la segnalazione qualificata arriva dal Comune, il gettito recuperato finisce totalmente nelle casse dell’amministrazione locale.

La collaborazione consentirà alla Direzione regionale della Lombardia dell’agenzia delle Entrate, guidata da Antonino Di Geronimo, di focalizzare il lavoro su obiettivi particolarmente concreti visto che provengono dall’incrocio di banche dati, anche catastali, con l’attività svolta dal Comune di Milano sul suo territorio. Protocolli di intesa simili sono stati firmati con quasi la metà dei 1.506 comuni della Lombardia e rappresentano un passo importante per rendere più efficace la lotta all’evasione fiscale.

Un “modello Lombardia” che potrebbe essere presto replicato in altre regioni e con altri grandi comuni italiani, soprattutto per gli effetti positivi per le casse comunali a caccia di risorse.

A Milano l’iniziativa contro i falsi residenti all’estero si era aperta già nel 2017 grazie al cosiddetto “modello Milano” sviluppato dall’ex procuratore della Repubblica, Francesco Greco, che aveva costituito all’interno della procura il “Pool latitanti fiscali” con l’obiettivo di dare la caccia proprio ai finti residenti all’estero. Anche perché la Lombardia è la regione dalla quale è arrivato il maggior numero di istanze di adesione alla prima voluntary disclosure, il 49,07% del totale.

Il decreto legislativo 90/2017 ha modificato in modo rilevante sia la normativa sulla prevenzione e sul contrasto del riciclaggio sia la disciplina sul monitoraggio fiscale. In particolare, la segnalazione periodica all’Anagrafe tributaria – a differenza di quella da inviare all’Uif – non è più subordinata al sospetto di un’evasione o di un’elusione d’imposta. Deve essere, in pratica, quasi automatica. Le categorie dei soggetti “monitorabili” restano invece le stesse, ma viene meno il requisito della residenza in Italia, per cui anche l’ordine di trasferimento per conto o a favore di un soggetto non residente ricade nel campo di applicazione della disciplina.

Questa modifica ha consentito alle autorità fiscali l’acquisizione di informazioni utili a contrastare il trasferimento fittizio all’estero della residenza delle persone fisiche. Casi, per esempio, come la maxi-condanna delle sorelle Gucci al pagamento di oltre 100 milioni di euro al termine dell’istruttoria dell’Ucifi (l’Unità centrale per il contrasto all’evasione internazionale) del Settore contrasto illeciti dell’agenzia delle Entrate.

Doing business in San Marino

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