L’operatività con terzi salva dall’interposizione la società estera

16 Maggio 2023

Il Sole 24 Ore lunedì 17 aprile 2023 di Marcello Maria De Vito

Necessario dimostrare la piena strumentalità alla controllante italiana

Gli scambi commerciali di entità marginale e l’operatività anche con altri soggetti sono elementi idonei per escludere che una società non residente sia un mero strumento di cui si serve una società residente per erodere la propria base imponibile. Sono questi i principi affermati dalla Corte di giustizia tributaria di I grado di Genova, con la sentenza 07/12/2022 n.1063, (presidente Picozzi, relatore Galletto).

L’agenzia delle Entrate imputava a una società residente tutte le operazioni effettuate da una società britannica di intermediazione, ritenuta non indipendente e priva di struttura sostanziale. Pertanto, l’Agenzia contestava alla società residente che la società britannica fosse stata utilizzata come strumento per erodere la propria base imponibile in Italia.

Il contribuente ricorreva alla Cgt eccependo la carenza di prova circa l’imputazione alla società residente di tutte le operazioni effettuate dalla società britannica.

Le Entrate evidenziavano che gli amministratori della società residente controllavano la britannica e che dal questionario inviato alla società titolare dei magazzini, in cui risultava depositata la maggior parte della merce compravenduta tra le due società, erano emerse incongruenze prive di spiegazione.

La Corte osserva che dalla documentazione si evince che la società britannica ha effettuato intermediazioni anche con soggetti diversi. Inoltre, gli scambi con la britannica appaiono marginali rispetto alla globalità degli scambi della ricorrente. Al contempo, precisa il collegio, gli elementi portati dall’Agenzia, non sono tali da dimostrare in modo determinante la non operatività e la strumentalità della società britannica alla società residente. La Corte, quindi, accoglie il ricorso compensando le spese.

La fattispecie oggetto di giudizio è da ricondurre all’interposizione disciplinata dall’articolo 37, comma 3, Dpr 600/73, che consente all’ufficio di imputare al contribuente i redditi di cui appaiono titolari altri soggetti. Sul punto è intervenuta la Cassazione con la sentenza 1358 del 2023. I giudici hanno precisato che ciò che va verificato è la relazione di fatto tra contribuente e reddito per operare la traslazione del reddito d’impresa prodotto dalla società al soggetto effettivo titolare del reddito. Tale relazione di fatto deve essere caratterizzata, per assumere incidenza, da una particolare pregnanza perché deve essere tale da comportare la traslazione del reddito realizzato dalla società nel suo complesso al soggetto interponente come se il reddito fosse stato prodotto da quest’ultimo. È irrilevante, precisa la Cassazione, la dimostrazione che l’interposizione sia reale o fittizia. Ciò in quanto l’articolo 37, comma 3, si riferisce non solo a qualsiasi ipotesi di interposizione, ma anche all’uso improprio di un legittimo strumento giuridico, come la società.

Doing business in San Marino

Scarica ora il libro in formato PDF

Scarica
Get in touch
x
x

Share to:

Copy link:

Copied to clipboard Copy