Il costo delle materie prime non prova l’antieconomicità

11 Aprile 2018

Il Sole 24 Ore lunedì 12 Marzo 2018 di Marco Nessi e Roberto Torelli

Accertamento. Va considerato il consumo effettivo e il fatto che l’acquisto avviene in blocco a inizio anno

È illegittimo l’accertamento basato sulla presunta antieconomicità dell’attività economica svolta sulla base dei soli costi sostenuti per l’acquisto di materie prime ma non già dell’effettivo consumo dei prodotti acquistati. È questo il principio enunciato dalla Ctr Puglia nella sentenza 2594/14/2017 (presidente Solimando, relatore De Maria).
Nel caso in esame, sulla base di una presunta sproporzione esistente tra i ricavi dichiarati ed i costi sostenuti (acquisto di materie prime, merci e servizi, canoni locativi, spese per dipendenti), l’ufficio contestava ad un parrucchiere l’esistenza di maggiori ricavi omessi (ai sensi dell’articolo 41-bis e 38 del Dpr 600/1973). In particolare, il maggior reddito accertato veniva quantificato in base alla media dei prezzi relativi alle prestazioni effettuate. Il contribuente proponeva ricorso dinnanzi alla commissione tributaria e, a dimostrazione dell’assenza di un comportamento antieconomico nella gestione, sottolineava che, nel caso specifico, l’ufficio non aveva neanche verificato se i prodotti acquistati erano stati effettivamente utilizzati nell’attività e in quale misura. Inoltre, considerato che l’acquisto dei prodotti era stato complessivamente pattuito con i fornitori all’inizio dell’anno solare ad un prezzo predeterminato, la merce era stata ritirata indipendentemente dalla previsione di effettivo utilizzo.
La Ctp di primo grado, pur ritenendo sussistente l’incongruenza dei ricavi dichiarati dal contribuente, provvedeva a rideterminare la pretesa impositiva applicando a tutte le prestazioni effettuate il prezzo più basso (25 euro), corrispondente al prezzo per la messa in piega con shampoo e bagno di crema e per taglio.
In sede d’appello, l’ufficio ribadiva la correttezza del proprio operato e confermava di avere applicato alle prestazioni accertate il prezzo medio tra quelli minimi previsti per i vari tipi di prestazione. La Ctr ha rigettato l’appello dell’ufficio, confermando la sentenza di primo grado. In particolare, il collegio ha osservato che, nel caso in esame, il Fisco non poteva rilevare l’antieconomicità del comportamento del contribuente sulla base dei soli costi sostenuti per l’acquisto di materie prime, in quanto questa conclusione è basata sull’errato presupposto (mai dimostrato) che ad ogni acquisto di prodotti debba conseguire l’effettivo consumo degli stessi.
Inoltre, a differenza di quanto è stato fatto, la dimostrazione dell’effettiva sussistenza di elementi gravi, precisi e concordanti non poteva essere rilevata solo facendo ricorso alle medie del settore dato che, come è stato affermato dalla Corte di cassazione nella sentenza 16862/2008 «tali medie non integrano un fatto noto e storicamente provato, dal quale argomentare quello ignoto, ma il risultato di una estrapolazione statistica di una pluralità di dati». Quanto sopra dimostra l’assenza delle gravi incongruenze tra i valori dichiarati dal contribuente e quelli ragionevolmente attesi in base alle caratteristiche dell’attività svolta o degli studi di settore e, di riflesso, l’illegittimità del maggior reddito accertato.

Doing business in San Marino

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