È reato di riciclaggio incassare assegni per conto terzi

10 Settembre 2019

Il Sole 24 Ore 15/08/2019 di Valerio Vallefuoco

CASSAZIONE

Punito il dipendente che «pulisce» il denaro sporco per il datore di lavoro

Commette il reato di riciclaggio chi monetizza diversi assegni bancari di cospicuo valore di soggetti terzi sul proprio conto corrente bancario per poi consegnare il denaro al proprio dante causa. Così la Corte di cassazione con la sentenza 35404/2019. I fatti riguardavano il dipendente di una società che su incarico del proprio datore di lavoro, l’amministratore della società per cui tale soggetto lavorava, ha versato su un suo conto corrente diversi assegni bancari poi risultati provenienti da attività truffaldine.

La Suprema Corte nel confermare la condanna dei giudici di merito ha ritenuto utile dover ribadire in questo caso la differenza tra il reato di ricettazione e quello di riciclaggio di cui all’articolo 648 bis del Codice penale. Quest’ultimo infatti è caratterizzato in relazione all’elemento materiale della condotta che si sostanzia nella sostituzione, nel trasferimento di beni o di denaro di provenienza delittuosa ovvero nel compimento di altre operazioni con la finalità di ostacolare l’identificazione dell’origine di tali beni o fondi.

Per quanto riguarda il cosiddetto elemento psicologico che caratterizza il reato di riciclaggio la Corte ha ritenuto sufficiente anche il solo dolo generico, ossia la consapevolezza di fare delle operazioni tese anche solo ad ostacolare potenzialmente la provenienza delittuosa dei beni. In questo senso la Corte ha richiamato alcuni precedenti specifici del 2017 (sentenza 30265/2017).

Si concretizza il reato di riciclaggio secondo la pronuncia della Cassazione sia nel caso in cui la condotta dell’imputato sia tesa in modo definitivo a impedire l’accertamento dell’origine illecita delle attività o dei beni sia quando tali condotte siano solo volte a rendere più difficile l’accertamento della provenienza del denaro sporco anche indipendentemente come nel caso specifico dalla possibilità di poter poi tracciare e rintracciare le operazioni bancarie.

Basandosi su questo ragionamento di principio la Suprema Corte ha ritenuto sufficiente per configurare il delitto di riciclaggio il solo fatto di accreditare sul proprio conto corrente assegni bancari di importo cospicuo da parte di un soggetto che senza alcuna valida giustificazione giuridica li ha poi monetizzati versando la provvista al proprio dante causa.

La Cassazione ha quindi confermato un suo orientamento recente (sentenza 21925 del 2018) che l’astratta individuabilità della provenienza delittuosa ovvero il suo accertamento non costituiscono l’evento punibile del reato di riciclaggio.

Questo precedente si inserisce in un solco ormai consolidato della giurisprudenza della Corte di cassazione che allarga le maglie della punibilità anche alle attività che seppur formalmente lecite possano anche solo potenzialmente ostacolare l’identificazione dell’origine illecita dei fondi e non mancherà di avere i suoi effetti anche nelle politiche di segnalazione di operazioni sospette da parte degli operatori bancarie finanziari.

Doing business in San Marino

Scarica ora il libro in formato PDF

Scarica
Get in touch
x
x

Share to:

Copy link:

Copied to clipboard Copy